Tagtristezza

Oggi è la tua giornata NO? 3 cose che ti conviene fare per non trasformarla in una catastrofe

brutta-giornata

La sveglia suona, apri gli occhi, spegni la sveglia, ti ributti per un attimo sul cuscino attendendo che la tua mente si desti dal sonno, in quei brevissimi istanti in cui tutto sembra ancora avere un assetto onirico ed ecco che il mondo, la vita, i problemi, i pensieri abitudinari che ti porti costantemente addosso ti ripiombano sul petto e ti ricordano cosa ti aspetta nell’alzarti dal letto.

Ci siamo, è l’inizio di una giornata NO.

Devi lavorare, fare le cose che devi fare, essere gentile, sorridente, produttivo/a, scintillante, ma non ne hai nessuna voglia.

Hai sonno, stai male, vorresti startene dentro casa a guardare film e mangiare patatine per non pensare più a niente, ma devi vivere e non puoi nasconderti.

Come si affronta tutto questo? Che si fa?

Bene, prima di tutto ecco 3 cose da evitare per non far diventare una semplice giornata NO, una catastrofe:

  1. Oggi, e solo per oggi, non prendere decisioni importati: anche se i tuoi ragionamenti sottili e catastrofici ti porterebbero a prendere determinate decisioni, che magari sai che dovresti prendere da un po’, oggi, e solo per oggi, evita assolutamente di prendere decisioni. Si, lascia tutto in stand by, dì a te stesso/a che sei momentaneamente fuori uso e che per quanto i tuoi pensieri più nefasti possano sembrare realistici e credibili, in verità, sei in preda ad una alterazione totale del tuo stato psichico/emotivo. Quindi, oggi e solo per oggi, evita di prendere decisioni importanti. Ti serve lucidità per farlo, e oggi no, oggi non ne hai. Quindi, astieniti.
  2. Se hai a che fare con persone importanti per te, vaccinale: se a lavoro devi parlare con un importante cliente e proprio non riesci a tornare sereno/a, se devi incontrare una persona speciale con la quale hai fissato un appuntamento da molto tempo e temi di fare qualche “casino”, se devi vedere tua madre, tuo figlio, tuo zio, il tuo partner o l’ex, vaccinali contro il tuo stato interiore. Semplicemente dì loro: “guarda, mi scuso in anticipo se oggi posso sembrarti fuori luogo, o antipatico/a o scorbutico/a, non ha nulla a che vedere con te. E’ solo una giornata NO”. Eviterai molte piccole disavventure relazionali alle quali poi dovresti porre rimedio domani. Gioca di intelligenza e spara un bel vaccino “anti-giornataNO”.
  3. Smettila di fare di tutto per riprenderti: a volte i nostri stati di malessere vengono esagerati proprio dai tentativi e dalla pressione che ci mettiamo addosso per cercare di farli passare. E’ vero che molti suggeriscono di metterti davanti allo specchio e urlare motivanti “SI, SONO GRANDE E CE LA FARO’”, ma spesso, questo genere di soluzioni, invece che farci rasserenare, ci fanno diventare ancora più nervosi, per il semplice fatto che, intimamente, non riusciamo per nulla a tornare tranquilli. Ci sono casi in cui il tentativo di modificare a comando uno stato emotivo con un altro esaspera solo l’emozione che si voleva eliminare. Ti senti arrabbiato e cerchi di tranquillizzarti? Diventi più arrabbiato. Sei triste e vuoi spingerti a diventare allegro? Diventi più triste. A volte, l’unica soluzione intelligente da adottare in una giornata NO è lasciare che sia, semplicemente, una giornata NO. Così resterà una giornata e non diventerà una settimana, un mese o un anno.

Bene, tutto questo ha senso se stiamo parlando di una sola giornata NO. Se invece, la tua giornata NO è un PERIODO NO, allora le strategie da adottare cambiano, perché, sai, evitare di prendere decisioni importanti, trattare continuamente male i propri cari e lasciare che il malessere interiore continui a stare dove sta, potrebbero non essere soluzioni sagge sul lungo periodo.

Se le tue giornate NO sono talmente tante da essere diventate un mese, due mesi o più, allora bisogna capire cosa succede e porvi rimedio. Ne va della qualità della vita!

In questi casi, un consulto professionale può aiutare a ridurre le tempistiche e ad individuare rapidamente e con successo quali possano essere le soluzioni più adatte al proprio caso specifico per ribaltare la situazione.

Se volessi il mio aiuto per questo clicca qui per prenotare la Consulenza dal vivo oppure on-line.

Perché quando siamo tristi le persone allegre ci danno quasi fastidio?

Avete presente quelle volte in siete giù per qualcosa che non è andata proprio come volevate e quando provate a parlarne in giro ecco arrivare le voci di chi sprona a ”non pensarci”, ”guardare avanti”, ”essere positivi” ecc… (Magari siamo noi quelle voci, per qualcun altro…).
Che fastidio vero? E che senso di solitudine…
Ma perché questi inviti a stare meglio, poi ci fanno sentire peggio?
Siamo davvero dei musoni vittimisti che si piangono addosso?
In verità le cose sono un po’ più complesse di così, e la questione principale riguarda il modo in cui funzionano il dolore e la tristezza.

Il punto è che siamo abituati a pensare di dover contrastare le nostre emozioni negative, perché a volte, le cose funzionano così!

Ad esempio, se hai paura di guidare e vuoi vivere una vita libera da questo tipo di limite, quello che dovrai fare, in un modo o nell’altro, sarà affrontare questa paura e pian pano metterti a guidare (qui gli approcci terapeutici hanno metodi diversi per aiutarti a farlo, ma lo scopo, alla fine sarà guidare, per forza).

Indugiare nella paura non farà altro che amplificarla e abbassare sempre più la tua capacità di entrare in macchina, girare la chiave, mettere in moto e partire, verso l’infinito e oltre!

Ma dolore e tristezza non funzionano così.

Se sei depresso per qualche motivo e le persone che ti vogliono bene vengono da te per spronarti a uscire, fare cose, vedere gente, l’unica cosa che accadrà è che ti sentirai più incompreso e solo di prima e se proprio riuscirai a fare tutte le cose che gli altri vorrebbero tu facessi, le farai con una difficoltà immane ed una pesantezza tale che, alla fine della festa, ti sentirai ancora più stanco, spossato e depresso di prima.

La tristezza vuole farci fermare.
Indica una ferita che va disinfettata.
O una frattura che va curata…
Non si può usare un cerotto per sistemare un braccio rotto, non ti pare?
Ma questo cosa significa? Che se sei triste devi chiuderti in casa, sul divano, davanti la TV a fare dei party di autocommiserazione?

Beh, forse si, forse a volte dovresti proprio farlo. Solo che non dovresti fermarti lì, perché accettare la tristezza è solo il primo passo per uscire dall’altro lato del tunnel.

Il dolore non va cancellato, né dimenticato, né sconfitto. Il dolore va ATTRAVERSATO.

Cosa fare quindi se si è tristi da troppo tempo e non si sa più come rialzarsi?

PRIMO: smetti di straparlarne in giro, e inizia a scrivere. Scrivere ti aiuta a liberarti di pesi altrimenti insostenibili e a guardare le cose da un’altra prospettiva (e non avercela con chi cerca di tirarti su, non sono tutti dei terapeuti. Ti vogliono solo molto bene. Solo che non sanno cosa fare, come te…).

SECONDO: A volte, è sufficiente rallentare, guardare in faccia questa tristezza, per farla trasformare, come accade in questa scena di INSIDE OUT…

TERZO: Quando il dolore assume forme più complesse, quando magari ha origine da qualcosa di più grave che un mero passaggio di umore basso, quando nasce da una perdita grossa della tua vita, da un lutto, da una separazione, o da un trauma, allora ci potrebbe volere l’aiuto di un professionista che ti aiuti a trovare la strada nel labirinto di sofferenza nel quale non fai che girare e rigirare senza via di scampo.

Ricorda, ci sono fosse dalle quali possiamo uscire da soli, con un po’ di impegno, ma alcune sono dei veri e propri pozzi e in quei casi, abbiamo bisogno di una mano che ci risollevi o che ci tiri una corda alla quale aggrapparci.