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Tutti vorremmo l’amore, lo desideriamo, lo sogniamo, lo immaginiamo, lo cerchiamo.

Ma poi, quando ci capita l’occasione di viverlo, ecco che iniziano le difficoltà.

Innumerevoli difficoltà, che spesso e volentieri ci fanno protendere verso la classica frase: “ma a me, chi me lo fa fare? Non è meglio la vita da single?”.

Prima di tutto ammettiamolo: si, la vita da single è vastamente più facile di quella in coppia.

Stare da soli significa poter fare ciò che si vuole, senza limitazioni, senza compromessi, senza paranoie e senza dover stare dietro agli umori e alle variazioni interiori di un’altra persona.

Specialmente se già di nostro siamo tipetti un po’ complicati, ma siamo sopravvissuti fino ai post-30 anni, allora è probabile che abbiamo imparato ad autogestirci abbastanza bene.

Sappiamo sopportarci nelle nostre giornate NO, sappiamo goderci la vita anche in autonomia, abbiamo la nostra cerchia di amici e sappiamo come riempire i nostri vuoti e come onorare le nostre personalissime nostalgie.

In tutto questo, l’intrusione di un’altra persona, può farci impazzire.

Ma allora perché continuiamo a cercare?

Perché con un occhio guardiamo avanti con soddisfazione gli orizzonti della nostra vita indipendente e con l’altro ci guardiamo intorno alla ricerca di quel qualcuno di speciale che porterà quel delizioso caos di cui non si riesce mai davvero a fare a meno?

La risposta è nella nostra natura: se la serenità e l’equilibrio sono traguardi che possiamo costruirci anche da soli, con buone abitudini quotidiane composte di meditazioni, attività fisiche, buona alimentazione e, perchè no, una seduta di terapia ogni tanto, la gioia e la felicità sono esperienze interiori che si provano solo grazie alla presenza degli altri.

E quando l’amore non bussa, stiamo lì ad attendere il suo arrivo, perché dentro ognuno di noi c’è una porta che aspetta solo di essere colpita da quel speciale “toc toc” che ci fa svegliare, emozionare e liberare delle difese inevitabili che ci costruiamo per resistere ad una vita di solitudine.

Ma quindi, se lo vogliamo, perché poi non ci riusciamo?

Perché le relazioni dopo i 30 anni diventano così difficili e spesso non riusciamo a lasciarci andare come vorremmo?

  1. Ci siamo un po’ montati la testa: siccome siamo riusciti a sopravvivere da soli alle tempeste della vita, ci siamo convinti di essere dei super fighi. E in qualche senso è anche vero. Oh, andare avanti con tutto quello che hai passato non è uno scherzo! Riuscire anche a godersi la vita nonostante tutto è pura magia! Di riffa o di raffa la nostra autostima è notevolmente alta, anche se fingiamo che non sia così, dentro, c’è una parte di noi che si da continue pacche sulle spalle e che ci dice <<Oh, amico, ma sei un grande! E siccome sei un grande devi trovare quanto meno uno grande come te! Altrimenti stai solo, meglio solo che male accompagnato eh! Ricordalo!>>. E questa vocina guai a spegnerla, è il frutto di mille lotte vinte e di mille battaglie superate. Quindi, che resti! Solo che, vicino a questa vocina, bisognerebbe ogni tanto ascoltare anche l’altra, quella che ha un quadro più generale di ciò che siamo e che ci dice: <<Si, va bene, sei un grande e sei un super figo, però, i tuoi difetti li hai anche tu eh, non è che siccome sei arrivato fin qui sei perfetto, mo non ti mettere lì a giudicare tutti dall’alto in basso perché ti assicuro che dall’esterno, anche se non tu non puoi vederli, i tuoi limiti si vedono tutti e si, caro mio, sei un super figo, ma i difetti li hai anche tu, e non sono nemmeno pochi>>. Già perché senza ascoltare quest’altra parte della verità su noi stessi finiamo per dimenticare di essere anche noi delle persone difficili, magari un pò isteriche, a volte noiose, infantili, immature, rigide e insopportabili, e crediamo che questi aggettivi appartengano solo agli altri, quei poveri sfigati che non sono alla nostra altezza. Così di noi stessi vediamo solo il meglio e degli altri solo il peggio. Senza fare un bilancio complessivo che ci permetta di avvicinarci a un’altra persona e dire <<e’ un rompiballe clamoroso, ma forse anche io non sono sempre il massimo, vediamo un po’ se invece riusciamo a sopportarci a vicenda e a vedere il lato bello di noi e dell’altro in questa relazione, magari, miracolosamente, anche migliorarci a vicenda, chissà…>>.
  2. Avere qualcuno che ci guarda la schiena ci mette a disagio: sempre il discorso di prima, siamo così abituati a guardarci allo specchio e a dirci che siamo stati bravi, che ci dimentichiamo di avere una schiena che da soli non possiamo vedere <<Oh, hai un brufolo dietro la schiena lo sapevi?>>, <<ma che cavolo dici? Brufoli io? Ma se metto la crema anti-acne sul viso da 12 anni! Non capisci nulla di me! Va via!>>. Così, quando l’altro ci fa notare qualcosa che non ci piace affatto, ci offendiamo, pensiamo di non essere stati capiti, di essere stati considerati male e finiamo per prendercela con quella persona. Mentre dobbiamo imparare ad accettare il fatto che l’altra persona, specialmente se ci sarà molto vicina, vedrà alcuni lati di noi che sono come delle “zone cieche” della nostra personalità, e prenderne consapevolezza ci farà male. Spesso, il dolore e il disagio dello scoprirci imperfetti, manchevoli e non così “super fighi” come pensavamo potrebbe farci pensare che sia meglio continuare a guardarsi il viso allo specchio in solitudine, piuttosto che sentirci contare quegli scomodi, insopportabili ed orrendi brufolini che abbiamo sulla schiena.
  3. Fonderci ci confonde e finisce per farci una paura pazzesca: bene o male, passati i 30 anni, la nostra consapevolezza di chi siamo, come siamo, cosa vogliamo e come ci vedono gli altri è abbastanza strutturata, o forse sono le nostre illusioni a riguardo ad esserlo. E si, perché, un po’ per il discorso della vocina che ci dice che siamo dei fighi, un po’ perché nessuno può guardarsi la schiena da solo, la nostra visione di noi stessi, dobbiamo accettarlo, non corrisponde alla realtà. Ma vi siamo legati, incredibilmente legati e abbandonare certe convinzioni ci spaventa, perché non sono solo convinzioni, qui si tratta di sensazioni, di senso di identità, e quando stai VERAMENTE con un’altra persona, la tua identità inizia a cambiare, perché si fonde in parte con quella dell’altro. E’ come se fossimo tutti dei colori, uno è blu, l’altro è arancione, poi c’è quello giallo, quello azzurro, quello che è diventato un bel verde acceso. Ed entrare in intimità con un altro colore significa mischiarsi, cambiare. Se io sono blu e incontro uno rosso, mica poi restiamo un blu e un rosso che stanno assieme, e no, finisce che poi diventiamo viola tutti e due. E io al viola non ci sono abituato! Non lo sapevo mica che ero capace di diventare in quel modo! E mi spaventa, potrei iniziare a non riconoscermi, a perdere i riferimenti di ciò che sono, o credevo di essere! E mi fa paura cambiare colore! Che ne so che voglio diventare viola? E se invece starei meglio da verde? Se invece, quindi dovrei fondermi con un giallo invece che con un rosso? Così ci blocchiamo, non riusciamo a fare i passi in avanti che ci porterebbero davvero a legarci a qualcuno e ci stacchiamo appena la cosa diventa compromettente. Preferiamo soffrire e gestire una mancanza piuttosto che vivere un cambiamento dovuto ad una presenza.

In definitiva restiamo soli per non cambiare, per sentirci al sicuro, per riconoscere noi stessi nelle nostra idea di noi stessi, per avere dei riferimenti fissi, anche se insoddisfacenti di ciò che siamo. Preferiamo la sicurezza, ciò a cui siamo abituati, il controllo, l’equilibrio che con tanta fatica abbiamo costruito e non ci va proprio che arrivi qualcuno a rovinarlo.

Attenzione però, questa protezione che abbiamo verso il nostro senso di identità e il nostro equilibrio, non è poi così sbagliata: essere aperti ad una relazione non significa essere stupidi.

Ci sono persone che sono DAVVERO pericolose per il nostro equilibrio, ci sono relazioni che ci trasformano DAVVERO in un brutto colore e persone che inventano brufoli che non abbiamo solo per svalutarci e sentirsi migliori di noi.

Ma questo non è amore, questo si chiama abuso, dipendenza, manipolazione e non è di questo che stiamo parlando.

Qui si sta parlando di relazioni vere, quelle che ti cambiano per renderti più te stesso, quelle che ti permettono di vedere i difetti che hai per poi esserti di supporto nel superarli, levigarli, migliorarli, quelle che ti fanno sentire accettato quando sei un super figo, ma anche quando non lo sei.

Stare lontani dalle relazioni per la paura di viverle in maniera malsana, non è la soluzione.

La soluzione è avere una visione realistica di noi stessi, una mappa dei nostri immancabili brufolini sulla schiena e il coraggio di provare a cambiare colore, perché chi lo sa, magari finiamo per trovarne uno che ci sta molto meglio addosso, nella consapevolezza che, il nostro VERO colore, quello che siamo nel profondo, non lo perderemo mai, e che che la nostra VERA identità ha dei confini ben precisi, ed a contatto con gli altri, li scopriamo di più.


 

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