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In che modo la tua “ombra” può rovinare la tua vita e in che modo, invece, potrebbe salvartela

Avete presente quando un amico vi chiede se volete uscire e a voi non va affatto di vederlo, solo che non avete il coraggio di dire la verità, quindi inventate una scusa qualsiasi per togliervi dall’imbarazzo, oppure quando vi viene chiesto di fare una presentazione in ufficio e vi sale quell’ansia pazzesca che non vi lascia respiro e che non vi fa dormire fino a che quella dannata presentazione non sarà finita?

Ecco, queste due cose, insieme a molte altre, sono la manifestazione della vostra ombra.

Ma che cos’è l’ombra? E come si fa a gestirla?

Per parlare in termini semplici, l’ombra è l’insieme di quelle parti di noi che riteniamo intimamente riprovevoli o fonte di vergogna che cerchiamo in tutti i modi di tenere nascoste agli altri, al mondo e a noi stessi.

L’ombra è quella parte di noi che quel giorno preferisce stare sul divano piuttosto che ascoltare le ultime lamentele dell’amico X, o quella che crediamo faccia solo figuracce in pubblico e che non vogliamo proprio mostrare all’uditorio verso il quale ci è stato chiesto di fare la presentazione.

L’ombra è il concentrato di pensieri amorali e moralmente condannabili che facciamo quando siamo soli, è ciò che ci spinge a mettere in atto comportamenti di cui poi ci vergogniamo e che cerchiamo sempre di tenere ben nascosti.

L’ombra è quella che ci spinge a fare fantasie erotiche su altre persone mentre siamo con il nostro partner, quella che ci fa giudicare male la forma delle sue gambe, o delle sue labbra, o delle sue mani.

E’ quella che vorrebbe gridare cose orribili al capo che ci da una nuova difficile mansione, o che ci fa venire voglia di scappare quando torniamo a casa stanchi dal lavoro e i nostri figli, bisognosi e piagnucolanti, ci attendono alla porta.

L’ombra, in definitiva, è tutto ciò che odiamo di noi stessi, tutto ciò che non vogliamo guardare e che vorremmo nessuno veda mai.

Siamo abituati a pensare che per essere delle brave persone, degne di amore e di rispetto e fiducia, dobbiamo tenere nascosta la nostra ombra. Abbiamo imparato a mentire, ad essere ipocriti quando serve, a fare buon viso a cattivo gioco pur di non farla venire allo scoperto. 

Ma se da una parte, tenere a bada certe nostre tendenze è necessario per poter convivere con gli altri, portare avanti il nostro matrimonio o non farci licenziare in tronco, dall’altra la continua censura potrebbe far venire fuori l’ombra quando meno ce lo aspettiamo e nelle situazioni meno opportune.

Parlo dell’angoscia che ci prende appena svegli o che non ci fa proprio addormentare, della rabbia che ci sale quando siamo bloccati nel traffico, della disperazione che ci schiaccia di fronte a cose di nessuna importanza (almeno all’apparenza).

Ma allora, se tenere a bada la nostra ombra fa parte della nostra sopravvivenza sociale ed emotiva, cosa bisogna fare per non esserne invasi in questi modi subdoli? Cosa fare per sopravvivere non solo nella società, ma anche dentro noi stessi?

Deepack Chopra, scrittore e medico indiano, scrive: <<Avere un’ombra non significa affatto essere imperfetti, bensì completi>>. Questo significa che il primo passo per non farci dominare dalla nostra ombra è iniziare a pensare che tutto ciò che odiamo di noi, che riteniamo orribile, censurabile, da nascondere e riprovevole, non è altro che una parte della natura umana, che non abbiamo solo noi, ma che hanno tutti!

Ma non solo! Tutte le cose che schifiamo e aborriamo negli altri, sono proprio le stesse che abbiamo dentro, ma che non vogliamo guardare.

In poche parole, senza troppi giri concettuali, facciamo tutti un po’ schifo…

Ma questo schifo, queste parti malsane di noi, questi difetti contro cui lottiamo o che cerchiamo di nascondere, sono una parte fondante della nostra vera identità. La forma oscura e “sbagliata” che hanno preso, l’hanno assunta proprio perché li lasciamo crescere nel buio della nostra coscienza, invece di portarli alla luce e farli illuminare dai nostri lati migliori.

Il problema quindi non è avere un’ombra, quanto averne paura e volerla lasciare nascosta, perché si sa, una volta alla luce non c’è nessuna lotta da dover fare, perché l’ombra, semplicemente, scompare.

In termini pratici cosa sto dicendo?

Che se ci sono parti di te che ti spaventano, comportamenti che non comprendi e di cui sei succube, dipendenze che non riesci a debellare, ossessioni di cui non riesci a liberarti, forse è il caso di smetterla di lasciarle là in sottofondo, tirarle fuori, affrontarle e scoprire cosa vogliono dirti di te, come possono aiutarti a vivere meglio (e non peggio) e in che modo possono essere utilizzate in maniera più funzionale per te stesso, le persone che ami e il mondo in cui esisti.

Spesso si crede che andare in terapia significhi ammettere di avere dei problemi, di non stare veramente bene, di non farcela da soli.

Ed è vero!

Finalmente! (aggiungerei)

Nessuno si salva da solo, ma ciascuno di noi ha in sé il potere di darsi una mano a farlo, a volte, chiedendo un aiuto.

E se leggendo questo articolo stai pensando che forse si, ci sono delle cosine che sarebbe il caso di guardare un po’ meglio e di mettere in ordine, allora fallo, non aspettare troppo, perché quando l’ombra resta nell’ombra, diventa solo più grande e più forte.

 


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Perché Yoda andrebbe d’accordo con la mia Terapeuta e perché Luke Skywalker forse era un pò stupido. Ovvero, come si superano le pippe mentali

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Qualche tempo fa ero in una seduta con la mia terapeuta (si, ovviamente anche io a volte mi faccio dare una mano) e stavamo parlando delle mie “pippe mentali” su un certo argomento.

Ad un certo punto, in maniera abbastanza divertita, ma anche un po’ esasperata, lei allarga le braccia e mi fa: “mamma mia Robè, quanto sei paranoica… quanto lavora il tuo cervello…”.

Eh, lo so” ho risposto sempre tra il divertito e il demoralizzato.

Quando finirà?” ho aggiunto.

Quando smetterai di prendere precauzioni”.

Ora, la cosa forse potrebbe non suonarti illuminante come è stata per me, ma per farti capire meglio il discorso userò uno spezzone di uno dei film di Star Wars

Ok, seguiamo il video e quello che accade… guardalo e poi torna a leggere…

Luke avverte qualcosa di strano, “qualcosa che non va” sente “freddo e morte”.

La risposta di Yoda è subito molto chiara: “Quel posto è forte, del lato Oscuro della Forza”. E fin qui, ok, lo avevamo intuito anche noi… “Un regno malvagio esso è”. Ok, andiamo di male in peggio… ma ancora lo avevamo intuito… solo che, a questo punto Yoda aggiunge qualcosa di piuttosto sconcertante: “DENTRO DEVI ANDARE”.

Dentro devo andare???

Ma come dentro, Yoda??? Insomma, mi hai appena detto con aria solenne che si tratta di un posto in cui il lato oscuro è forte, addirittura lo hai definito un REGNO MALVAGIO, e la conseguenza che ne trai è che io ci devo andare dentro? Ma sei pazzo???

Luke pare però non avere la stessa reazione di cui sopra (si vede che aveva già passato un po’ di tempo ad addestrarsi con Yoda 😉 ). Non mette in discussione il comando del suo maestro, ma domanda semplicemente: “Che c’è lì dentro?”

Beh, anche qui… si vede che i dialoghi dei film sono fatti da gente più paziente di noi comuni mortali, perché un po’ al posto di Yoda viene da rispondere: “Ma come cosa c’è dentro? Ma sei sordo? Te l’ho appena detto Luke! Il lato Oscuro… il regno malvagio… mamma mia ma sei proprio ottuso! Ma non mi potevo scegliere un apprendista più acuto?”.

Invece Yoda è Yoda e risponde: “Solo ciò che con te porterai”.

Ecco, qui c’è la risposta a tutto.

Luke si trova davanti un luogo che sente essere freddo e di morte. Gli provoca delle sensazioni molto precise che vengono anche confermate dal suo maestro. Perché Yoda non gli dice: “Luke, ma che dici, sono paranoie le tue! Non c’è niente lì dentro! Statti tranquillo e non ci pensare! Mamma quante pippe che ti fai oh!”.

Eh no. Yoda segue la percezione di Luke. “E’ un luogo in cui il Lato oscuro è forte. Un regno Malvagio”. Come se dicesse: “si Luke, le paranoie che ti stai facendo sono reali. Quel problema esiste davvero. E’ un problema serio. E per risolverlo, caro mio, tu ci devi entrare. Una volta dentro ci troverai soltanto ciò che porterai con te”.

E Luke, sentito questo avvertimento prende la cintura con le armi e se la mette addosso… GENIO!

Ma come? Yoda ti ha appena detto che là dentro troverai SOLO quello che porterai con te e tu che fai? Ti porti le armi? Ma allora sei scemo! Eccheccavolo!

Ma Yoda, sempre più paziente di noi esseri comuni mortali, semplicemente ribatte: “Le armi, non ti serviranno”, Luke però se ne frega, si allaccia meglio la cintura (super-Genio… vabbeh, ormai abbiamo capito l’andazzo) ed entra nella caverna armato.

Insomma, senza tirarla per le lunghe visto che dobbiamo anche arrivare a una morale, una volta dentro incontra il fantasma di Dart Fener, che sguaina la sua spada e che si avventa su di lui. Combattono, gli taglia la testa e nell’elmo c’è lui stesso.

Non vado oltre nell’analizzare quest’ultima scena, perché non voglio fare spoiler a chi non avesse già visto il film (se non lo avete fatto, fatelo), ma la domanda sulla quale mi voglio concentrare è:

perché Yoda aveva detto a Luke che le armi non gli sarebbero servite se invece poi, una volta dentro la caverna, incontra Dart Fener con la spada che lo attacca?

Come avrebbe dovuto difendersi senza armi? Che voleva dire Yoda in realtà? Ha sbagliato? Lo ha preso in giro? Non sapeva cosa ci fosse veramente lì dentro?

Eh, la risposta è tutta nella frase: “Solo ciò che con te porterai”

Solo ciò che porterai…

Luke entra nella caverna con in testa un fantasma, e quindi ve lo ritrova.

Luke entra nella caverna con la paura che qualcuno possa fargli del male e attaccarlo, e quindi il fantasma lo attacca.

Luke entra nella caverna con le armi, e quindi combatte.

Solo ciò che porterai…

Bene, questa dinamica è esattamente quello che succede con le caverne che sanno di freddo e di morte della nostra vita, con i Regni Malvagi nei quali ci imbattiamo durante il nostro cammino.

Quello che portiamo con noi vi troveremo.

Temiamo che sul lavoro possano svalutarci e trattarci male e quindi stiamo sempre sulla difensiva? Ecco che troveremo svalutazioni e freddezza;

Siamo convinti che qualcuno abbia cattive intenzioni nei nostri confronti e quindi ci andiamo a parlare a muso duro, pronti ad azzannare alla giugulare al primo segnale di attacco? Ecco che verremo attaccati;

Abbiamo la paranoia di non essere abbastanza bravi, abbastanza belli, abbastanza intelligenti? Ecco che troveremo continue conferme del fatto che non siamo abbastanza bravi, abbastanza belli e abbastanza intelligenti.

Perché è così che funzionano le paranoie, ed è quello che voleva dirmi la mia terapeuta nella nostra ultima seduta: se vivi prendendo mille precauzioni a causa delle cose che hai paura di trovare nella caverna, la tua caverna sarà popolata dai tuoi fantasmi.

E, ancora peggio, se vivi EVITANDO la caverna, il lato oscuro al suo interno diventerà sempre più forte e alla fine dominerà la tua vita.

Cosa fare dunque davanti alle caverne della nostra vita?

Come gestirle e affrontarle?

Ecco qualche suggerimento pratico:

  1. Se hai una paranoia (e per paranoia intendo quella sensazione strana che ci sia qualcosa che non va, che non quadra ma che hai paura di guardare) entraci dentro. Difronte a certe grandi “pippe mentali” (uso i termini tecnici), un bel bagno di realtà è molto più utile di nottate trascorse a farsi domande alle quali non c’è risposta.
  2. Ricorda che vi troverai “solo ciò che porterai”. Quindi, se stai affrontando regni particolarmente malvagi, prova a domandarti cosa stai portando tu: paure? Rabbia? Parti subito all’attacco in certi contesti? Sei molto sulla difensiva? Stai prendendo delle precauzioni rispetto a qualcosa che ti fa paura?
  3. Agisci. L’azione scioglie molti dubbi che la mente da sola non riesce a sciogliere. Ed entrando ricorda che “le armi, non ti serviranno”.

E se hai bisogno di una mano per entrare o affrontare meglio qualche caverna della tua vita, ricorda che puoi sempre chiedere una Consulenza anche a distanza cliccando qui.