Monthmarzo 2018

Limiti

limiti

IL CONSIGLIO DEL GIORNO:
Impara ad accettare i “NO” della tua vita.
Anche i divieti sono necessari per trovare la strada giusta

Perché se non sai disegnare un fiore senza contorni non sei una persona veramente libera

fiore

 

Prima di continuare a leggere questo articolo, ti prego di fare una cosa: prendi una penna e un foglio, basta anche un piccolissimo residuo di carta, nulla di complicato.

Bene, adesso, per favore, disegna su questo pezzo di carta un piccolo fiore, ma nel farlo, evita di disegnarne i contorni.

Si, hai capito bene, disegna un fiore senza disegnarne i contorni per favore.

Come dici? Non è possibile?

Esatto, non lo è.

E il motivo per il quale non si può disegnare un fiore senza farne i contorni è lo stesso che ti impedisce di realizzare alcune cose nella tua vita.

Di cosa parlo?

Beh, di una cosa salvifica, importantissima e meravigliosa che non siamo più in grado di apprezzare, anzi, che spesso fuggiamo, come se fosse pericolosa… parlo, preparati… rullo di tamburi… parlo dei LIMITI.

Ma che sto dicendo? Che i limiti sono una cosa bella? Che dovremmo apprezzarli? Che dovremmo addirittura preferirli a quella cosa che crediamo sia con essi in netto contrasto, ossia la libertà?

Devo essere impazzita per fare questo discorso, vero?

E poi che c’entrano i limiti con le nostre soddisfazioni personali? Con il sentirsi realizzati ecc? Non è invece la libertà, la possibilità di fare quello che vogliamo e quando lo vogliamo a renderci felici, realizzati e soddisfatti di noi stessi e della nostra vita?

Mmh. Siamo sicuri?

E se si trattasse di un inganno invece?
Se questa compulsiva e spasmodica DIPENDENZA dalla libertà ci abbia condotti ad essere più schiavi e non più liberi come pensiamo?

Si, perché,riflettiamoci un attimo:

  • Vediamo le coppie felici e pensiamo che siano fortunati, quando invece il punto è che quei due, per essere così felici insieme, si sono saputi dare dei limiti e li hanno rispettati. Perché per crescere in intimità con qualcuno, devi smettere di lasciare spazio a qualcun altro. Se vuoi aumentare la complicità con una persona, devi smettere di cercarla con tutto il resto della popolazione mondiale. Stop ai flirt, stop ai messaggini ambigui con quell’altra persona là, stop alle altre 7 miliardi di possibilità…
  • Vediamo famiglie unite e pensiamo sia un caso, e ci diciamo quanto sarebbe stato bello averla anche noi quella famiglia felice, ma poi non sappiamo limitare i momenti di rabbia, e facciamo tranquillamente volare i “vai a quel paese” contro nostro padre o nostra madre, o nostro fratello, perché io devo essere libero di esprimermi se mi arrabbio, mica è giusto che mi trattenga, no?
  • Oppure vediamo Tizio e Caio che hanno tanti clienti e pensiamo di essere sfigati e più sfortunati perché in un anno noi di clienti nuovi ne abbiamo trovati solo due, però non pensiamo mica che per darci da fare e trovare nuovi clienti la dobbiamo anche smettere di guardare la tv fino alle 2 di notte, così il giorno dopo ci svegliamo prima e lavoriamo meglio, e poi siamo più lucidi e convincenti. E no, perché noi mica ci dobbiamo limitare, se mi voglio guardare Netflix tutta la notte io mi devo poter vedere Netflix tutta la notte. Eccheccavolo, voglio essere LIBERO io!

Liberi… ma lo siamo davvero?

Oppure abbiamo la compulsione alla libertà, che ci fa diventiare SCHIAVI della libertà?

Perché insomma, se vogliamo un giardino fiorito nella nostra vita, dobbiamo seminare nel nostro giardino. Il luogo della semina deve essere limitato, circoscritto, preciso. O il giardino fiorito non lo avremo. Si tratta di buon senso, nulla di complicato.

Quindi, ricapitolando: ci sono situazioni nelle quali non stai ottenendo i frutti desiderati? Relazioni che non stanno andando come vorresti? Giornate che hanno sempre un’evoluzione diversa da quella che ti piacerebbe avessero?

Bene, inizia dai limiti.

Può essere lo smettere di uscire solo perché poi quella tale persona ci rimane male, può essere la quantità di alcol che assumi nei weekend e che poi il lunedì ti fa iniziare sempre male, oppure quella relazione che ti confonde sempre di più e non ti fa dormire bene.

Sono i primi limiti che ti vengono in mente, e che ti aiutano a dare una definizione di te stesso/a e di quello che vuoi essere e diventare più nitida. Lucida e precisa. Bene, inizia da quelli.

Fai una lista, massimo 5, non esagerare, anche solo 3, anche solo uno se è davvero importante. Inizia da quello, disegna quel tratto per iniziare a definire il fiore e vedrai che, tratto dopo tratto, il fiore, apparirà 😉

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Perché ci capita di invidiare gli altri e perché in realtà è tutta una grande paranoia

Quante volte ti è capitato di pensare che nella tua vita non arrivano mai le occasioni giuste mentre nella vita degli altri sembrano sempre accadere cose miracolose che svoltano tutto? L’amica X che ti parla del nuovo lavoro che ha ottenuto martedì scorso, la collega che ti dice che finalmente dopo 3 anni il fidanzato le ha chiesto di sposarla, il fornaio che dice che andrà in ferie ai Caraibi. E tu? Tu niente… solita vita, soliti sbattimenti, solite cose.

Perché succede?

Davvero sei più sfigato degli altri e hai la nuvoletta di Fantozzi sulla testa o le cose stanno diversamente e c’è qualcosa che ti sta sfuggendo?

Qualche giorno fa, durante la mia meditazione quotidiana, mi è venuto in mente questo Psycofumetto….

la torta

La storia è semplice: l’omino desidera una torta, decide di prepararsela e la mette in forno, ma poi, durante l’attesa necessaria per farla cuocere, si secca e se ne va. Quando il timer suona perché la torta è finalmente pronta non c’è nessuno a gustarla, soprattutto non c’è l’omino che tanto l’aveva desiderata.

Questo succede perché l’omino in questione dimentica che per raggiungere un risultato (che nel suo caso è avere la torta pronta) il processo si divide in due tempi: c’è la preparazione, ma dopo… c’è L’ATTESA.

Solo che, a livello sociale, dell’attesa non ne parliamo mai o comunque ne parliamo sempre in maniera distorta.

Ecco quindi i 3 motivi che favoriscono questa lieve sensazione di invidia (falsata) che senti a volte dentro di te:

  1. Di solito si parla dei risultati e non dei processi: restando nella metafora della torta, sarà molto più facile che gli altri vengano a raccontarti pieni di entusiasmo della torta che oggi stanno mangiando e difficilmente ti diranno che per poterla mangiare hanno dovuto aspettare un bel po’ e che durante l’attesa hanno avuto dubbi, momenti di noia e di spossatezza e che restare e aspettare è stata una parte importantissima del processo necessario per poi poter gustare quella torta di cui oggi ti parlano. 
  2. Noi stessi sopravvalutiamo i risultati degli altri e sottovalutiamo i nostri processi: anche se nessuno ci venisse mai a raccontare nulla, abbiamo tutti la tendenza a notare di più le torte che gli altri stanno già mangiando rispetto a quelle abbiamo in forno noi. Così, anche se intorno a te ci sarà gente che la torta l’avrà quasi finita, per te sarà comunque più “visibile” di quella che tu stai ancora attendendo si prepari e questo ti farà sentire in qualche modo inferiore.
  1. Gli altri parlano delle torte che stanno mangiando oggi e raramente confessano di non averne mangiate diverse per incapacità di attendere: normalmente, nei discorsi condivisi, si cerca sempre di raccontare qualcosa di positivo di sé, per darsi un certo tono. E’ difficile trovare qualcuno che a cuore aperto ti racconterà delle torte che ha abbandonato nel forno perché non ha avuto la pazienza e la costanza di attendere il suono del timer. Al tuo orecchio arriveranno i racconti dei successi altrui mentre i tuoi occhi saranno lì fissi sulle innumerevoli torte che hai abbandonato nei forni della tua vita in passato. La tua percezione della realtà si altererà quando sentirai parlare dell‘amica X che ha ottenuto il lavoro e che non ti dirà che per riuscirci ha inviato più di 10 curriculum al giorno per 7 mesi vivendo sul divano di casa di sua zia, o quando la tua collega ti dirà che sta per sposarsi senza però raccontarti del dolore che attraversato per riuscire ad accettare che il suo ex non fosse l’uomo giusto per lei e quindi lasciarlo, condannandosi ai successivi 2 anni di solitudine estrema. Così come non saprai mai di tutte le volte in cui il fornaio ha dovuto rinunciare alle vacanze per potersi permettere quest’anno i Caraibi e di quanti litigi sta ancora affrontando con sua moglie, che invece voleva andare alle Maldive visto che sarà l’unico viaggio che faranno per i prossimi 6 anni.

Ed è così che si crea quel meccanismo falsato ed erroneo che è l’invidia, o, detto in termini tecnici, “il rosicamento”, per cui pensi che gli altri stiano meglio di te e che tu sia l’unico a non mangiare torte o a fare tanta fatica per mangiarne una.

In questi momenti, l’errore più grande che potresti fare è iniziare a vagare freneticamente alla ricerca di torte già pronte da ingurgitare.

L’autoinganno che potrebbe ulularti in testa suonerebbe più o meno così: “Lo vedi? Gli altri stanno tutti già mangiando mentre tu stai qua a perdere tempo! Adesso la smetti di sognare le tue cavolate, ti alzi e vai alla ricerca della prima torta da mangiare!”.

Ma questo, come abbiamo detto è un errore di percezione.
Perché se è vero che qualcuno si trova la torta pronta in tavola (e comunque, dopo averla terminata, anche lui/lei dovrà imparare a cucinare) è vero soprattutto che per la maggior parte di noi l’unico modo per mangiare torte è cucinarle e poi sapere attendere che siano pronte.

Quindi, invece di morire di invidia e frustrazione, se le cose nella tua vita in un qualche campo non stanno andando esattamente come vorresti, prova a farti delle domande più sane e più realistiche che possano davvero aiutarti a raggiungere i risultati che stai perseguendo: 

  1. C’è davvero una torta nel forno o sto aspettando invano? Ho fatto le cose necessarie per raggiungere quel determinato risultato? Ho fatto già tutto quello che sapevo di dover fare, messo in atto tutte le ispirazioni che avevo avuto, osato lì dove sapevo di dover osare? Oppure ho omesso qualche ingrediente importante?
  2. Se ho fatto tutto quello che serviva, ho aspettato per il tempo necessario? O sto fuggendo proprio nel momento in cui invece il processo richiede di aspettare?
  3. E nel frattempo che aspetto, c’è qualcos’altro che posso fare?

Ricorda: perdiamo più occasioni per incapacità di attendere che per incapacità di fare. L’attesa non è un optional è parte del processo.
Impara ad attendere 😉

 


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